Cento anni fa (17 febbraio 1922) nasceva Mario Lodi. Cento anni dopo, un Mario che sta crescendo – frequenta la III B di Venticano, IC di Montemiletto, con l’insegnante di lettere Enrica LEONE – ci manda queste sue riflessioni sulla scuola di oggi.

Don Milani ha ancora tanto da dire e orecchie cui parlare. Sono quelle dei giovani e delle giovani che abitano la scuola e che da questa spesso non si sentono capiti, accolti, desiderati. Sono giovani come Mario, 14 anni a maggio, e tanta voglia di dire al mondo che non è così che si fanno le cose. È bastato leggere poche righe di Lettera a una professoressa per scrivere un piccolo grande capolavoro di consapevolezza e rabbia. A dimostrazione del fatto che i ragazzi e le ragazze sono capaci di pensieri grandi, di parole belle, di gesti poetici, purché si sappia dar loro lo spazio per esserci e il tempo per ascoltarli. Davvero.
LA SCUOLA DI MARIO
La scuola è l’istituzione pubblica che garantisce istruzione, educazione e soprattutto una formazione completa alle giovani menti.
La scuola è il luogo dove s’incontrano i primi amici, dove si impara a vivere senza i propri genitori e dove si impara come bisogna comportarsi in ogni situazione e contesto.
E’ il primo luogo in cui iniziamo davvero a confrontarci con noi stessi, scaviamo dentro di noi e iniziamo a capire quali sono le nostre passioni, cosa davvero ci piace e cosa no.
E’ proprio a scuola che cresciamo, non solo fisicamente, ma anche mentalmente ed emotivamente, perché impariamo che dagli errori ci si rialza più forti di prima, che per una vittoria non bisogna montarsi la testa e che bisogna essere costanti, senza mai mollare neanche un secondo.
Tutto questo dovrebbe essere la scuola, ma spesso non è così.

Purtroppo è ancora profondamente radicato un sistema di favoritismi palese, che garantisce meriti a chi non è degno e che tende a sminuire l’impegno di altri ragazzi che meriterebbero davvero di essere ricompensati.
In questo sistema vanno avanti solo i ricchi, i raccomandati, i soliti “figli di papà” che anche se incompetenti, si ritroveranno senza alcun merito a guidare partiti politici o a sedere in Parlamento.
Dietro invece, vengono lasciati i poveri, gli emarginati, quelli con meno possibilità, che un giorno per vivere saranno costretti ad andare a spaccarsi la schiena.
Per loro saranno riservate scuole di seconda categoria che non saranno mai in grado di offrirgli la possibilità di una vita migliore.
Oggi molti dicono che ormai questo è passato, che tutte queste differenze non esistono più e che nessuno viene abbandonato al proprio destino, ma io penso che questa sia una convinzione del tutto sbagliata.
Ad esempio credo sia più che netta la differenza tra il sistema scolastico del Nord e quello del Sud, tra quello delle grandi città e quello delle periferie delle città.
La scuola a mio parere non è ancora assolutamente in grado di garantire le medesime possibilità a tutti.
Il problema reale è che la scuola è solo il riflesso di quello che è la società italiana ancora basata su una forte divisione in classi sociali.
Purtroppo anche il governo sembra del tutto indifferente a questa situazione e invece di promuovere lo sviluppo della scuola, investendo per la costruzione di strutture più adeguate e offrendo mezzi moderni che migliorerebbero di molto i metodi di apprendimento, taglia la spesa per la scuola, togliendo ulteriori possibilità agli alunni meno agiati.
Per fortuna nella mia esperienza personale quasi mai si sono verificate situazioni del genere.

Soprattutto alle medie nessuno è mai stato lasciato indietro e ogni volta che qualcuno mostrava o mostra un minimo segno di cedimento, veniva e viene incitato a fare ancora meglio di prima e questo perché ognuno di noi è messo sullo stesso piano, senza alcuna distinzione e tutti siamo chiamati a dare il massimo in ogni circostanza. Per una reale trasformazione del sistema scolastico sarebbe necessario un radicale cambiamento della nostra società, che non deve essere fondata sul sistema dei favoritismi e che ricompensi i propri cittadini in base ai propri meriti e non in base allo status sociale.
Solo in questo modo anche la scuola potrà essere in grado di garantire a ogni alunno, di ogni scuola e di ogni parte d’Italia, la stessa istruzione e le stesse possibilità.
Un altro grave problema è che quando un alunno non riesce ad apprendere, viene dichiarato sbrigativamente unico responsabile di ciò. E’ proprio in questa situazione che alcuni ragazzi manifestano difficoltà di apprendimento e una forte demotivazione.
La scuola, come ho già detto, è un servizio educativo per tutti e tutte e proprio per questo deve riconoscere che ognuno è speciale; le persone sono diverse l’una dall’altra e come tali vanno accettate.
Fra gli studenti problematici molti saranno quelli che verranno emarginati dalla società.
E’ necessario e urgente l’intervento dello Stato in favore degli insegnanti che hanno bisogno di motivazione, di sicurezza, di rispetto e stima per potere dare il meglio di se stessi.
Gli insegnanti, a loro volta, dovranno agire con vero interesse per lo studente, con entusiasmo.
La loro opera di formazione deve avere un’anima.
Una scuola senza anima sarà solo un edificio con dentro delle persone che si guadagnano da vivere e non produrrà pensiero, apprendimento, cultura e sviluppo degli studenti, delle studentesse e della società.
Io sono fermamente convinto che il futuro dell’umanità dipende anche dal rinnovamento dell’educazione scolastica.
Solo così i giovani potranno crescere come persone e cittadini consapevoli.
Mario Antonio IORIO
