Un viaggio alla Farm Cultural Park di Favara

di Erika Bucca

Dalla rigenerazione di sette cortili, a SOU – scuola di architettura per bambini, fino alla Human forest, questo il percorso compiuto da Farm Cultural Park a Favara in provincia di Agrigento. Una realtà che, come Rete di Cooperazione Educativa Sicilia, abbiamo voluto visitare e conoscere per farci contaminare da visioni e progettualità. Farm è un borgo rigenerato, è l’impresa di Andrea Bartoli e Florinda Saieva, che da 10 anni invitano  artisti e architetti da tutto il mondo a condividere pratiche, sostenibili per le città, che hanno come minimo comun denominatore la bellezza – dalla Street art alle installazioni site specific – ma soprattutto rappresentano un modo di fare politica.

Abbiamo voluto prendere parte a Human forest, progetto di Analogique e Laps Architecture, uno spazio verde ospitato da Farm Cultural Park all’interno di Palazzo Miccichè. L’intento, spiega Dario Felice, co-fondatore di Analogique, in una intervista a Domus – è quello di “creare uno spazio di decompressione dalla frenetica routine della città contemporanea, un ambiente d’ispirazione per entrare in sintonia con il mondo che ci circonda”. Un nuovo modo di abitare che parte da dentro, dai nostri corpi, dalle nostre case e contamina ciò che ci circonda, gli spazi urbani, gli edifici pubblici, la natura tutta.

Giusi Caliri, coordinatrice della sezione siciliana della Rete di Cooperazione Educativa, si è recata a Favara per  contribuire alla riuscita del progetto 1000 alberi per Human Forest entro il 2023 con la donazione di una piantina di ulivo, varietà biancolilla, per poi scambiare qualche parola con  Giulia Tomasi di Farm.

Giusi: Giulia com’è nata l’idea di questo progetto?

Giulia: Andrea Bartoli, il fondatore della Farm Cultural Park, è un uomo che ha viaggiato per tutto il mondo e durante uno dei suoi viaggi gli è venuto in mente di creare un luogo che fosse un luogo di culto laico, di 

preghiera laica, ovvero dove tutti potessero ricavare uno spazio per se stessi e quindi attorniato dalle piante, dalla vita, dalla vegetazione. A Favara, tristemente nota per l’abusivismo edilizio, uno dei nostri primi obiettivi è quello di dare più spazio alla vegetazione e meno al cemento. Difatti la Human Forest si sta allargando grazie alle donazioni degli alberi. Il nostro progetto è proprio che diventi ancora più grande e già siamo a buon punto.

Giusi: Oltre a Palazzo Miccichè, avete già individuato delle possibili aree in cui poter attuare questa rigenerazione verde? 

Giulia: Si, la rigenerazione verde partirà anche dalla Farm stessa, dai 7 cortili, e inoltre sono stati acquistati anche ambienti circostanti alla Farm dai quali partiremo per allargare ancora di più questo “progetto verde”, chiamiamolo così. 

Giusi: Qual è stata l’impressione, o meglio la reazione, della gente del posto rispetto a questo progetto? E’ riuscita a coglierne l’importanza e il carattere di sensibilizzazione volto alla formazione di una coscienza ecologica?

Giulia: I turisti, i nostri visitatori -tra parentesi sono loro a costituire la Farm -l’hanno capito e apprezzato. Ti dirò che alcuni sono rimasti proprio commossi da ciò che hanno potuto ammirare qua dentro. Per quanto riguarda la gente del posto, invece, mi soffermerei più sui bambini. Grazie alla Sou hanno imparato, da quando è nata questa foresta fino ad oggi, il senso, il significato. Perché noi ai bimbi della Sou insegniamo ad essere cittadini migliori, non architetti ovviamente, e quindi il rispetto della comunità, ma anche della natura, cioè di tutti gli esseri viventi, per essere appunto cittadini.

Giusi: Per coinvolgere i bambini della Sou fate dei percorsi all’interno del palazzo storico Miccichè?

Giulia: Sì. facciamo appunto le lezioni. Alcune lezioni si tengono nel giardino di Greta Thunberg e ovviamente abbiamo lavorato attraverso i laboratori su Palazzo Miccichè. Inoltre si lavora sulle esposizioni, come quella allestita per la Biennale. Si lavora ovviamente sul territorio di Favara. Ad esempio, a maggio abbiamo creato un piccolo orto con le piantine. Abbiamo fatto creare ai bambini una città ideale fatta di piante.

Giusi: E questo orto dove l’avete realizzato?

Giulia: Nel giardino che si trova nei 7 cortili, il nostro Riad, sempre per stare a contatto con la natura.

Giusi: All’interno del Palazzo Miccichè, quali sono i titoli più significativi di queste installazioni?

Giulia: Mi viene in mente il padiglione “Prato” che è dedicato alla Good economy, quindi all’economia circolare. Ovviamente si avvale di tanti studiosi di urbanistica che spiegano come una città ideale potrebbe funzionare partendo da “Prato”. 

Giusi: Per realizzare questo progetto, il centro Farm Cultural Park, di quali collaborazioni ci si è avvalsi?

Giulia: La Farm da sempre accoglie artisti, creativi, designer, anche filosofi e architetti. Quest’anno per il progetto della Countless City, che è la nostra esposizione, la biennale delle città del mondo, si è avvalso di architetti, curatori e designer. Ad esempio, il padiglione dedicato ad Hong Kong, presso i 7 cortili, è realizzato da Emanuela Catania che è una designer del tessuto, anche se lei nasce come architetto. Emanuela ha usato 40.000 fili tutti riciclati e alcuni sono stati fatti spedire dalla Cina.

Grazie a Giulia abbiamo capito perché il motto della Farm è “a place that make you happy“. 

Amo gli alberi. Sono come noi. Radici per terra e testa verso il cielo“. Erri De Luca

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