Diamo volentieri ospitalità a questa lettera aperta che parla di un tema che dovrebbe star a cuore a tutte e tutti noi.

Il nuovo concorso straordinario 2020 poteva essere un’occasione ed è stata mancata. La pandemia ha radicalmente cambiato le vite di tutti e la scuola è tornata al centro dell’attenzione. Finalmente! Tutti, giustamente poiché è cosa pubblica, hanno parlato di scuola. Tranne i ragazzi e le ragazza e chi poteva cambiarla. Perché formulare un concorso straordinario senza che lo sia veramente? Perché ricalcare un concorso simile all’ordinario del 2016? Diamine, c’è una pandemia! Si parla di DAD! Perché chiedere ai candidati di simulare delle unità didattiche di apprendimento, o lezioni o segmenti di esse, come se fuori non ci fosse l’apocalisse? Infatti, chi ha progettato ambienti di apprendimento a distanza è stato bocciato. Chi non ha seguito pedissequamente qualcosa di cui si è dibattuto affinché fosse superato, è stato escluso. Così dicono i reduci dalla trincea. Ma le commissioni erano stanche e provate da mesi duri ed è comprensibile. Commissioni senza logiche pedagogico-educative d’avanguardia, univoche.
Ecco che allora si recluta come si può e non come la pandemia ci ha indicato. E dunque, perché non provare a porre quesiti reali applicabili al contingente? Perché fingere di fare bene un compito che non serve a nulla e a nessuno? I docenti, seppur precari (con almeno tre anni duri alle spalle) sanno bene dove andare a parare, non dove e come pascolare. Se a campione una commissione formata da pedagogisti, ricercatori, accademici, presidi in quiescenza, genitori, valutasse le prove dei candidati, troverebbe un mondo e non una lista di condannati a morte.
La scuola deve essere inclusiva. Gli spazi vanno rivisti, sia quelli fisici che quelli di apprendimento e, allora, perché non il reclutamento? Dunque questo concorso, nato proprio in pandemia, perché è stato progettato come se non lo fosse? I docenti sono duttili, resilienti, hanno la capacità di intercettare e perché invece devono replicare ciò che probabilmente non ci sarà più? E’ stata fatta alla comunità educante una grande offesa, un grande torto. Sono stati valutati con la censura. Si è negato ciò che è tuttora in corso. Si è rimossa una pandemia. Non andavano fatte, dunque, queste prove? Nei mesi scorsi molto se n’è parlato. Una volta bandite, andavano espletate, ma dando la possibilità di rispondere a quesiti che parlavano di esami di maturità (nel caso della secondaria di secondo grado) con risposte che prevedessero, almeno, la possibilità di un esame orale, come già avvenuto per lo scorso anno scolastico. Prevedibile? Sì. Nulla di tutto ciò è accaduto. Come se fosse il 2016. Ma vi pare reale o è distonia? O sciatteria? Dunque le commissioni più ligie si sono adeguate accettando che si parli nel 2021 ancora di programmi, di griglie di valutazione, di scritti alla maturità canonica. Chi ha concepito queste prove? Perché? Come si può chiedere ai docenti di resettare il presente? Perché spendere soldi pubblici per un concorso che di straordinario ha solo il ricordo del precedente? E’ stata fatta una prova dunque fuori fuoco. E’ stata fatta una prova che accetta le buone conoscenze del tempo prima del Covid. La colpa può dunque essere degli inermi candidati o della ligia eventuale commissione di turno? No! Un cortocircuito imbarazzante.
C’è chi ha obbedito e chi ha trasgredito, osando ed entrando in nuove dimensioni sincrone ed asincrone, per onestà, ed è stato ritenuto non idoneo. Ma non è colpa della commissione che si è attenuta alla regola, al bando surreale. Peccato che la regola fosse sbagliata. E così si offendono docenti, presidenti, commissari, formatori, ricercatori, pedagogisti, ma soprattutto intere famiglie e intere generazioni di giovani che hanno bisogno di essere intercettati. Peccato che tutto cadrà nel dimenticatoio del tira a campà in un momento storico unico in cui la scuola deve fare la differenza. Oltre la retorica della DAD dei banchi a rotelle, dei protocolli, delle rime buccale, c’è anche questo. Ci sono soldi investiti e traditi e occasioni perdute, ancora una volta.
Collettivo SINEDDOCHE
